Almeno un giorno all’anno bisogna rinnovarsi, sovvertire, mutare forma, liberarsi temporaneamente dalla verità e dall’ordine sociale esistente per poter riprendere il cammino. Per questo, forse, le sue origini sono molto antiche: dalle feste dionisiache greche ai saturnalia o ai baccanali romani in cui la maschera, il travestimento nasconde non solo l’identità ma, spesso, un profondo simbolismo apotropaico.
Per dirla con Bachtin durante il carnevale si ha l’abolizione provvisoria dei rapporti gerarchici, dei privilegi, delle regole e dei tabù. In questo senso dunque è la più autentica delle feste del divenire che si oppone a ogni perpetuazione, a ogni fine volgendo il proprio sguardo a un avvenire incompiuto.
Il riso, gli scherzi, il grottesco e la satira sporcata spesso da un linguaggio grossolano e da facili doppi sensi, che richiamano la centralità delle funzioni corporali come il mangiare e il sesso, diventano così strumenti insostituibili di un rovesciamento positivo, rigeneratore, creatore per una visione più sana del mondo.
Travestitevi dunque, cantate, fate scherzi e dite parolacce, sovvertite l’ordine precostituito almeno in questo periodo dell’anno. Ridete di tutto e di voi stessi, liberatevi, ballate fino a sfinirvi come per liberarvi dal veleno della taranta.
Bella Idea, peccato che ti limiti all’italiano; mi correggo, adesso vado avedere le versioni tedesche e inglese
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